Il suo nome è Myra Joëlle Maria Stals, è una ragazza olandese. Seguo la sua storia da molti anni perché come sapete bicicletta, in questo caso cargo bike, e azioni per la tutela dell’ambiente per me sono un connubio perfetto e pane quotidiano, quindi quando altre persone mettono insieme queste due risorse, per me avviene già qualcosa di magico e profondo che va oltre qualsiasi barriera. Io sto lavorando molto a #pedalaxlaterra contro il problema dell’abbandono dei rifiuti e quello che ho capito è che bisogna fare rete a questo problema essere squadra anche siamo cellule che operiamo lontano. Voglio condividere con voi questa bella esperienza di vita, con la speranza che si possano innescare altri virtuosismi, collaborazioni e prese di posizione per futuri cambiamenti! Lo spero!
E. Myra, raccontami in breve la tua storia e di come hai scoperto il benessere della bicicletta
M. Ovviamente essendo olandese sono quasi nata con la bici già attaccata. I miei mi hanno insegnato ad andare in bicicletta quando non avevo ancora 2 anni, e quindi per me da sempre è stato il mezzo di tutti giorni. Ci andavo a scuola, a trovare gli amici, poi all’università la usavo sempre. Non ho la patente e non ho mai sentito la mancanza della patente. Con la bici riesco a muovermi liberamente, e per le distanze più lunghe uso i mezzi pubblici. Quindi per me prima di tutto la bicicletta è un mezzo di trasporto, solo qualche anno fa ho iniziato a vederla come un mezzo di viaggio, ed è lì che è nata la mia vera passione per la bicicletta.
E. Nel 2016 hai girato in 4 mesi 18 paesi e percorso 6000 km in bici, sei partita senza esperienza ma non hai avuto paura. Puoi raccontare il viaggio e anche le successive esperienze?
M. La decisione di partire per un viaggio lungo in bicicletta l’ho presa perché c’erano un paio di cose nella mia vita che non mi piacevano più: ero stufa del mio lavoro e del stare ferma seduta davanti ad un computer ogni giorno. Avevo bisogno di uno stacco, a Firenze dove ormai abitavo da quasi quattro anni, e sentivo il bisogno di una sfida particolare, un’avventura, una cosa che non avevo mai fatto. Come carattere posso essere a volte molto impulsiva e anche molto decisa, e quindi appena questo seme si era piantato nella mia testa, ha iniziato a crescere ed era impossibile fermarlo. La decisione di partire per questo viaggio è stata una delle decisioni migliori che io abbia mai preso in vita mia. Sono cresciuta tantissimo come persona, proprio perché era un’esperienza tutta nuova e perché lo facevo completamente da sola. Quando sei da sola e ti trovi in situazioni sconosciute o difficili, sei tu che devi trovare la soluzione. E quindi automaticamente cresci e diventi molto più resistente, resiliente, e flessibile. Sono una persona che non ha facilmente paura di cose sconosciute, anzi mi piace andarci incontro ed affrontarli con tutta la mia volontà. Dopo questa prima esperienza ho intrapreso un altro viaggio più breve (6 settimane) in giro per i Balcani, dove avevo lasciato un pezzo del mio cuore dopo il primo viaggio.
E. Nel 2019 parti invece per Cycle 2 Recycle, come nasce l’idea del progetto?
M. L’idea del progetto nasce perché un giorno stavo cercando dei voli per andare in Germania, dove ogni anno per una settimana mi trovo con un gruppo di amici internazionali. Non riuscivo a trovare nessun volo comodo, e quindi ho pensato: in realtà potrei anche andarci in bici! Così finalmente potrò attraversare le Alpi, che non avevo mai fatto e non vedevo l’ora di farlo. E proprio in quel momento stavo anche guardando un documentario su Netflix che si chiama “Un Oceano di Plastica” (A Plastic Ocean), e all’improvviso le mie due idee si sono abbinate: ho deciso di fare il viaggio in Germania in bici, raccogliendo la plastica lungo il percorso.
Le missioni del progetto: inquinamento e libertà delle donne!
E. Nel 2020 hai pedalato per 107 giorni percorrendo 16 regioni e 5112 km, hai raccolto 78,30 kg di plastica, sei partita da Torino e sei arrivata sino in Sicilia quale è stata la vera mission del progetto?
M. In realtà il mio progetto consiste in due missioni. La prima, che è anche quella principale, è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’inquinamento da plastica. Vorrei ispirare le persone a rivedere criticamente i loro propri abitudini dell’uso della plastica usa e getta, sperando che poco a poco inizino a rifiutare l’uso di questa plastica. Certo, durante il mio viaggio ho raccolto un bel po’ di plastica e quindi ho anche pulito un pochino di più il nostro territorio, ma non è quello l’obiettivo. Nella nostra vita quotidiana usiamo veramente tantissimi oggetti di plastica usa e getta, spesso senza accorgercene. Esistono però tantissimi alternativi per questi prodotti in plastica, e se ognuno di noi inizia ad aprirsi gli occhi e ad evitare questi oggetti usa e getta in plastica, sarebbe già un aiuto enorme per l’ambiente e quindi per il mondo che lasciamo ai nostri figli. La seconda missione è di far vedere che le donne da sole possono tranquillamente intraprendere dei viaggi lunghi e impegnativi come quelli che faccio io. Tante donne hanno paura di viaggiare da sola, e io semplicemente voglio far vedere: se vuol farlo, fallo! Non farti limitare da queste paure irrazionali. Certo, bisogna sempre stare attenta, devi sempre continuare ad usare il buon senso e il tuo istinto, ma per il resto: goditi il viaggio e la libertà! Se gli uomini lo possono fare, lo possiamo fare anche noi!
E. In che termini per te Cycle 2 Recycle è terapia grazie al suo messaggio e anche per le comunità che incontri?
M. È decisamente terapia nel senso che pedalando ogni giorno, l’effetto fisico positivo sul mio corpo è enorme. Facendo così tanta attività fisica rilascia nel corpo varie sostanze come la serotonina (“l’ormone del buonumore”), e quindi in bici mi sento veramente super felice. Anche per il fatto che sono quasi sempre all’aria aperta, circondata da paesaggi mozzafiato che cambiano ogni minuto. Cycle 2 Recycle poi è terapia perché la mia iniziativa viene ovunque percepita con tantissimo entusiasmo e quindi mi riempie anche il cuore di felicità. Un semplice sorriso e “pollice in su” di chi mi vede per strada, tutte le persone che mi hanno accolto a casa loro e che mi hanno fatto vedere la vera ospitalità italiana, tutte le pubbliche amministrazioni e altre associazioni che mi hanno dato la benvenuta nelle loro comunità… sono dei sentimenti talmente forti che spesso non riesco nemmeno a descriverlo con le parole. E poi ovviamente anche il gesto stesso: togliere qualcosa di chimico e di cattivo dall’ambiente, già in sé mi dà una sensazione molto positiva. E’ un gesto così piccolo, che non mi costa niente, ma che mi dà tantissimo in cambio.
E. Come ti hanno accolto le persone quando raccontavi del tuo progetto?
M. Con tantissimo entusiasmo, stupore, con dei sorrisi enormi. Con la voglia di partecipare, di contribuire in qualche modo. Tante persone dopo avermi incontrato poi mi hanno fatto sapere che anche loro hanno iniziato a raccogliere la plastica nelle loro zone, oppure che hanno iniziato ad evitare certi oggetti di plastica mono uso. Perché vedevano quando passavo nelle loro zone quante schifezze avevo raccolto e si rendevano conto che semplicemente consumiamo troppa plastica e che il problema non sono soltanto le persone che gettano i rifiuti nella natura. Ci vuole lo sforzo di ognuno di noi per combattere questo grande problema. E quindi vedere queste persone ispirate per me voleva dire che stava funzionando la mia missione.
E. Quali progetti futuri hai rispetto al 2021 e a Cycle 2 Recycle?
M. Ovviamente in questo periodo è difficile programmare certe cose e quindi per ora non ho ancora definito nessun nuovo viaggio di Cycle 2 Recycle. Ma sono sicura che partirò di nuovo con la mia bici cargo per sensibilizzare sempre di più su questo tema importante. Poi sono anche nella fase di costituzione di Cycle 2 Recycle come Associazione di Promozione Sociale. Perché entrando nel mondo del Terzo Settore sarà molto più facile ricevere delle donazioni o ottenere dei fondi per ulteriori progetti e missioni.
Consigli sulla ciclabilità
E. Quali consigli per migliorare i luoghi che hai pedalato per l’Italia?
M. Le piste ciclabili possono anche continuare fuori dai centri abitati: ho notato che spesso le piste ciclabili appena raggiunte la fine di un paese, smettono di esistere. Mentre è lungo le strade provinciali e regionali dove c’è tanto bisogno di sicurezza per chi va in bicicletta. Poi le piste ciclabili dovrebbero essere pianificate da chi va veramente in bici. Ho trovato ovunque delle situazioni impossibili per le biciclette, che rendevano per esempio molto scomodo l’accesso alla pista ciclabile (marciapiede altissimo senza rampa). Lungo gli itinerari per ciclisti e pedoni mancano spesso dei cestini per la spazzatura. Spesso ho pedalato per tanti chilometri di fila senza vederne nessuno, oppure nemmeno una panchina. Di cose da migliorare sicuramente ce ne sono tante, ma indipendentemente sono comunque riuscita a fare questa esperienza. Spesso dipende anche da quanto sei flessibile tu. Io non mi aspettavo di stare sempre su una ciclabile, perché altrimenti non avrei nemmeno potuto uscire da Torino. Il 95% del tempo ho pedalato su strade provinciali, regionali, e statali.
Per info Cycle 2 Recycle
Articolo di Elena Giardina